Anche questo primo di maggio è passato.

02.05.2016 08:51

Anche questo primo di maggio è passato, le solite polemiche un po’ vuote, la solita litania di auguri ma ha chi? fatta e rinnovata.

 

Un primo maggio che ha perduto altri pezzetti di significato. Il presidente emerito che ci ricorda che senza lavoro non esiste il significato di libertà, le manganellate date a chi il lavoro non lo ha e non lo avrà in quel di Torino, ovvio colpa degli antagonisti, quelli che dicono sempre no, no, no.

 

Ovvio. Desueto. Noioso.

 

In questa europa dei muri contro immigrati che scappano da bombe europee. In questa europa dove la Grecia è scomparsa come nazione ma è viva e vegeta per le aziende teutoniche che gestiscono pro bono loro gli aeroporti ellenici, distribuiscono gli yogurt di Paride e si ingozzano dei proventi dell’elettricità servita a Socrate si è festeggiato il lavoro sottomesso. Quello  senza diritto per i lavoratori, quello che arricchisce sempre più ristrette cerchie di affaristi dallo stomaco largo e senza fondo.

 

Eppure sono esistiti tempi in cui il primo di maggio aveva un significato. Eppure ci sono stati tempi in cui gli operai erano considerati la spina dorsale di questo paese, continente, mondo e non appendici inutili e costose. Tanto è vero che nella religione il lavoro manuale ha un significato profondo, sincero. Il figlio di Dio nasce in casa di un falegname. I pescatori sono coloro che riforniscono le nozze di Canaan. I muratori sono coloro che costruiscono le mura di Gerico.

 

In pochissimo tempo e nella completa disattenzione generale, questa filosofia, idea della vita è cambiata ed è solo  il denaro che conta. È come se dicessimo che il figlio di Dio nasce cresce e si immortala per la salvezza della casa dei banchieri Medici della medioevale Firenze e non per l’intera umanità.

 

Il valore del lavoro umano non è più differenza, l’ingegno umano, la capacità del singolo essere pensante di costruire non solo idee ma manufatti che migliorano la vita ridotta ha solo ingegnoso mezzo di guadagno economico. Solo così si possono giustificare scelte governative di salvataggio di banche e banchieri e non di lavoro e lavoratori.

 

La mia condizione di disoccupato, la disoccupazione è frutto di questa scelta filosofica, economica, politica.

 

Non ho bisogno dell’emerito presidente che mi ricorda che senza lavoro non esiste libertà.

 

Senza lavoro non esiste libertà e democrazia senza diritti ed equità è una vuota parola senza senso.

 

Vostro

 

Claudio Pezzetta

 

 

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