Donne disoccupate sassoferratesi, italiane, fate le casalinghe che è il vostro mestiere.

13.05.2016 10:36

Ci sono momenti in cui la stanchezza è la sola cosa che sento.

 

L’altro giorno ho incontrato un rappresentante delle istituzioni, non un qualsiasi impiegato ma una persona eletta che ha ricevuto la responsabilità di amministrare la cosa pubblica.

 

Ovviamente ero lì anche per parlare della mia situazione personale, 8 anni di disoccupazione, continue lotte con la mia salute e un girotondo di no incassati penso me ne abbiano dato il diritto. Ovviamente ero consapevole della inutilità del dialogo ed ovviamente ho ricevuto le usuali risposte piene di solidarietà ma fondamentale inutilità. Ovvio non ci sono posti vacanti nella pubblica amministrazione, ovvio non possono intervenire nei confronti di un’ufficio per il lavoro che è a dir poco latitante e fine a se stesso, ovvio.

 

Invalidità che inutile orpello di doveri burocratici utili per l’esenzione dal ticket ma la legge 68 non è una legge dello stato, è un’enunciazione di principi bella ed inutile come i 10 comandamenti che nessuno segue ma tutti conoscono.

 

Come in fondo anche i 4 articoli costituzionali che regolano la vita lavorativa, ne dichiarano il concetto di diritto fondamentale del cittadino, ma se quegli articoli non vengono applicati nei confronti del singolo cittadino la lesione di quei diritti non ha conseguenze penali per lo stato.

 

Ovvio. 

 

Proseguo la discussione, è chiaro che il mio retaggio culturale mi porti ad allargare il discorso, portarlo su di un piano politico sociale. Mi propongo come suggeritore di interventi comunali nei riguardi dei disoccupati che a Sassoferrato non sono pochi, gli dico che se il comune vuole evitare l’inasprissi della situazione e prevenire tensioni sociali gravi devono iniziare ad intervenire se non altro come responsabili di servizi sociali mirati alla cittadinanza.

 

Gli propongo di considerare ad esempio un piano di esenzioni dalle tariffe dell’ asilo nido per le famiglie in cui la madre è disoccupata da lungo tempo ed ha un’ Isee inferiore ai 5,000 €. Favorendo in questo modo la ricerca del lavoro della donna cosa che tra le altre cose ha con se come bonus il diritto alla parità di genere. 

 

Gli parlo di interventi nei riguardi della regione Marche che inizi ad avviare una revisione dei ticket sanitari prevedendo una forma di esenzione per i disoccupati di lungo corso. Gli parlo delle difficoltà di cura che essi fronteggiano, l’impossibilità di cure dentali etc. etc. Insomma gli parlo di ripristinare un minimo decente di social welfare, di alleviare le difficoltà sociali di chi già affronta difficoltà di reinserimento lavorativo. Gli parlo delle locali case popolari e del fatto che sono ormai due anni che si attende il bando per le graduatorie. Gli parlo.

 

Lei mi ferma e seriamente mi dice che lei (donna) ha proposto la chiusura dell’asilo nido perché troppo costoso per le casse comunali, che già la caritas ha una serie di sue iniziative che il comune sostiene.

 

Ecco fatto, non solo la tariffa media comunale per il locale asilo nido è di 350,00€ mensili ma essa non è sufficiente per garantire il proseguo del servizio. Ottimo.

 

Donne disoccupate Sassoferratesi lasciate stare, fate le casalinghe che è il vostro mestiere.

Continuate a pagare lo scuolabus anche se in famiglia avete un solo stipendio da metalmeccanico e con quello sostenete tutte le spese sanitarie, di diritto allo studio dei vostri figli, il fitto, il cibo e quant’altro. Non offendetevi, non rivendicate i vostri diritti, non difendete il diritto fondamentale dei vostri figli ad avere in futuro una vita migliore della vostra.

 

Ecco, si ci sono momenti in cui la stanchezza è la sola cosa che sento.

 

Vostro

Claudio Pezzetta