Egr. Sig. Sindaco di Sassoferrato o qualsivoglia altro comune.
Vengo ora dal supermercato dove nolente ho partecipato al funerale di Cesare (licenza poetica).
Cesare è risaputo non è persona degna, anzi è un morto di fame che per sopravvivenza ed il mantenimento dei suoi figli fa il commerciante ambulante.
La nazione intera è ben consapevole che detti figuri sono nemici della repubblica, evasori, ladri e malfattori.
Cesare non di meno, da quel figuro nemico della repubblica quale è, non ha fatto fronte ai suoi doveri e non ha versato all’ Inps la decima dovuta.
Le solerti guardie della burocrazia comunale, dopo i dovuti avvertimenti, hanno rigorosamente sospeso la licenza commerciale di Cesare bandendolo dal mercato settimanale del comune.
Decisione dura ma giusta, Dura Lex Sed Lex.
Non importa che togliere un giorno lavorativo a chi si alza il mattino alle 5 per mercanteggiare in padelle ed affini equivale ad impedirgli in tutto e per tutto di far fronte alla decima dovuta, al mantenimento dei figli, alla loro istruzione e chi più ne ha più ne metta.
Cesare è impuro e da impuro deve soccombere per il bene della Repubblica.
Detto ciò Cesare è cittadino e da tale andava trattato.
Detto ciò va sottolineato che ne il comune di Sassoferrato, ne per questo i comuni della Repubblica, son esenti da comportamenti lesivi della legge della Repubblica stessa.
Nel mio caso la legge della Repubblica prevede che io sia appartenente a categoria protetta e che il mio inserimento lavorativo è un dovere della Repubblica, ma io son qui a sproloquiare ed inutilmente cerco di far rispettare i miei diritti, da ormai 8 anni.
La Costituzione della Repubblica afferma in diversi articolati che questa Repubblica è fondata sul lavoro, ma oggi anche e sopratutto in questa area, il lavoro non è un diritto ma un privilegio assicurato solo e soltanto a chi rientra nelle sfere dei detentori del potere.
La legge prevederebbe che nelle condizioni finanziarie mie e di Cesare siano a disposizione alloggi di edilizia popolare, ma come mi disse una delle vestali addette alla sorveglianza della burocrazia comunale, nel suo comune non ci sono alloggi di edilizia popolare.
Come vede Signor Sindaco, Cesare è si nemico della Repubblica ma in qualche modo si poteva anche cercare di garantirgli la possibilità di far fronte alle decime dovute e non farne carne da macello e nuovo cadavere in cerca di occupazione.
Dura Lex sed Lex, ma che almeno sia eguale per tutti, istituzioni comprese.
Come Lei è ben consapevole il lavoro non cresce sugli alberi ma vogliamo cercare di salvaguardare chi il lavoro se lo crea o dobbiamo tutti partecipare ai funerali di Cesare come Cesari e lasciarci morire di inedia?
Suo
Claudio Pezzetta.