Io, Rossella, Daniele ed Aldo Moro (Vintage)
Oggi è il 14 d’agosto.
Non ho voglia di scrivere di disoccupazione, anche solo per ridere.
No oggi non vi farò sorbire le mie storie quotidiane, ma mi va di parlare di molti anni fa al liceo Keplero di Roma.
Poco lontano da ponte Marconi, il confine della banda della Magliana.
Dopo il ponte inizia viale Marconi uno stradone di negozi ed alveari, mi capitava spesso di pensare che se fosse arrivato un terremoto lì avrebbero dovuto passare con le ruspe e lasciare sotto le macerie i morti.
L’ansa del Tevere e i casermoni sotto il livello del fiume, il regno assoluto della banda.
I baretti infimi puzzolenti di fumo dove dietro si giocava a poker ed il padrone dava la stecca al Nero.
Li si andava a giocare a boccette o all’americana quando si faceva sega al liceo, ma solo durante le ore di scuola che a sera quei posti erano il regno assoluto di gente troppo grossa e pericolosa per uno coi pantaloni al ginocchio.
I jeans a zampa di elefante erano troppo costosi.
In casa si mangiava pane e politica. Mio padre era il segretario della sezione PCI San Paolo, ex sindacalista CGIL delle Poste, quindi le mie scelte furono in qualche modo scelte obbligate.
Federazione Giovanile Comunista, io uno degli ultimi a dover passare un’esame prima della tessera.
Mi ricordo il segretario FGCI, Daniele Pace un ragazzone che frequentava l’Armellini, una delle prime scuole superiori per informatici, si studiava ancora il Cobol e gli schermi erano neri con i caratteri verdognoli.
Daniele un ragazzone pacioso e simpatico, non troppo preparato.
Andava girando con L’Unità piegata in modo che si leggesse il titolo ficcata nella tasca posteriore dei jeans troppo stretti che si piegava immancabilmente in due rendendola invisibile nella scelta politica ma utile per evitare di sporcarsi il fondo dei pantaloni.
Questa è una descrizione di massima della situazione in cui vivevo.
Bella, entusiasmante, costruttiva. Se sono quello che sono oggi è grazie a tutto questo.
Nel 1978 occupammo il Liceo. Ricordo le lezioni autogestite e le litigate con il professore di italiano di cui non ricordo il nome.
Si presentava come uno di estrema sinistra e criticava ferocemente il PCI ed il sindacato della CGIL di Luciano Lama.
Un ficone che puntava dritto alle mutandine delle ragazze delle quinte.
Ovvio che io e molti altri fossimo incazzati con lui non molto per le sue posizioni politiche ma molto a che fare con il fatto che a noi le ragazze dei quinti non ci cagavano de pezza.
Durante un’assemblea organizzata perfettamente con gli interventi decisi al millimetro, uno io l’altro il Nick a cui rispondeva Rossella a cui rispondeva non so chi ma di autonomia operaia insomma tutto perfetto e perfettamente noiosissimo, anche perché Rossella imparava a memoria gli articoli de L’Unita e li ripeteva senza mancare una cazzo de virgola, si sentirono delle urla pazzesche arrivare dal terzo piano.
Servizio d’ordine e tutta l’assemblea che corre sulle scale.
All’ultimo piano trovammo una poveraccia legata ad un pilastro con tre Indiani Metropolitani che danzavano in tondo cantando le canzoni degli Apaches.
Tre fatti come pere che avevano come filosofia di base “Fantasia al potere, un sorriso li seppellirà”,
mi si avvicina il Pace, che era entrato di contrabbando, e mi dice in un’orecchio “ A Cla’ dovemo corre a Frentani, hanno rapito Moro”.
La Fantasia non arrivò al potere e il sorriso divenne un pianto.
Ecco il mio Vintage.
Vostro
Disoccupato-incazzato-insonne
Troppo vecchio
Claudio