Niente sindacati ne partiti.
Il dramma vero di noi disoccupati è che non abbiamo referenti credibili. Nessuno nel panorama politico e sindacale moderno può essere un nostro interlocutore.
Come posso interloquire con il ministro del non lavoro? Un personaggio che ha costruito la sua storia politica nel sottobosco dei piccoli mal’ affari delle cooperative, fotografato in cene luculliane con personaggi risultati para mafiosi dove venivano suddivisi gli appalti della pubblica amministrazione in cambio di voti ed amicizia.
Come posso delegare la mie istanze ad un sindacato in cerca d’autore dove la segreteria nazionale della CGIL si contrappone alla segreteria della FIOM sua stessa appendice e dove le altre due sigle sono ormai allo sbando, sottomesse ad un governo della Confindustria che protegge gli interessi di un sistema produttivo provinciale avvinghiato su se stesso e non in grado di competere sul mercato internazionale?
Ultima prova di questo andamento è stato un presidente del consiglio ridotto a testimonial della entrata in Piazza Affari della Ferrari che guarda caso vende azioni sul mercato finanziario pochi giorni prima di presentare il suo primo bilancio operativo in perdita.
Dove posso io, disoccupato trovare possibilità in una nazione dove la ricerca, l’innovazione delle aziende viene fatta sotto costo utilizzando giovani in stage non pagati? Come posso io pensare positivo in una nazione dove le assunzioni al Mac Donald’s vengono sbandierate come nuove opportunità lavorative?
Dove devo guardare per ricostruire la mia parte produttiva della vita quando il mio governo è disposto a togliere diritti dicendomi che lo fa in nome e per conto della mia rientrata nel mondo del lavoro? Da quando togliere dignità e sicurezze al lavoro crea occupazione?
Domande senza risposta. Il dramma vero di noi disoccupati è che abbiamo delegato la nostra situazione sociale a nessuno, ci siamo disperati prima e poi seduti davanti ai computer per inviare milioni di curricula nello spazio aspettando Godot.
Abbiamo paura di esprimerci pensando che l’espressione dei nostri pensieri possa in qualche modo minare le opportunità di assunzione, ma chi è oggi disposto ad assumere me con compagna e figli ed invalidità quando dopo di me c’è una fila infinita di disperati disposti a tutto pur di lavorare? Nessuno.
Non voglio un partito dei disoccupati come non voglio un sindacato che mi rappresenti, ma credo fermamente che stia arrivando il momento di non essere più usati da ignoranti, sotto scolarizzati per polemiche a tempo con soli fini elettorali. Le mie istanze, le nostre istanze devono essere portate al centro della politica nazionale.
Dobbiamo uscire dalla disperazione e dall’isolamento, scrollarci di dosso la paura, riprenderci la nostra dignità e farci portatori in prima persona delle nostre istanze.
Vostro,
Disoccupato-incazzato-insonne
Claudio