Parlo a me stesso

04.05.2016 09:26

Ogni tanto qualcuno mi dice che quello che scrivo in questo blog del mio nuovo sito poteva essere scritto nell’altro “Disoccupato-incazzato-insonne” e che magari sul sito dovrei scrivere altro.

Eppure un filo logico c’ è ed il cambiamento di passo quello pure. Non è che non sia più disoccupato o incazzato e continuo imperterrito a dormire poco ma il passaggio da questa situazione a Io, me e me stesso pensavo fosse chiaro.

Su questo blog parlo io e parlo a me. Me stesso parla ad io. 
Non denuncio più nulla perché le denunce sono inutili, ma racconto a me, io quello che mi succede intorno. Dico a me stesso quello che penso. Denuncio ad io quello che vivo.

Pari pari quello che fanno tutti i disoccupati.

Pari pari quello che accade a tutti i disabili, gli operai che un lavoro lo hanno ma ormai sono sudditi, schiavi di un rapporto industriale deteriorato oltre ogni limite. Turni notturni che seguono turni pomeridiani lasciando 5 ore di riposo, la incessante litania di minacce subdole o ad alta voce dichiarate sulla lunga fila di persone pronte a sostituirti. Gli esclusi, gli estromessi sociali, gli schiavi rimangono silenti e si fanno loro fautori e responsabili della loro situazione di disagio sociale.

W. Un mio caro nuovo contatto sulle pagine di FB per motivi di privacy ha iniziato ad usare uno pseudonimo rivoluzionario. Bei nomi quelli che ha scelto, sinonimi di empatia, socialità, difesa dei diritti dei derelitti. Ma continua imperterrito nella sua strada di profonda depressione e quando lo leggi senti l’amaro in bocca e la disperazione di chi si ritiene e viene ritenuto responsabile della sua situazione di disoccupazione.

Il disoccupato personalmente responsabile della sua disoccupazione, l’ handiccapato personalmente responsabile del suo handicap e del costo sociale che rappresenta, l’operaio sfruttato che è lui responsabile del suo sfruttamento.

Vedete, ecco il motivo per cui oggi io parlo a me stesso, io che racconta a me la mia storia.

Sono un comunista, sempre stato. Rosso è il mio colore, empatia ed uguaglianza la mia bandiera. La mia casa è la casa degli operai la casa del popolo.

I miei ideali dicono che sono morti. Affermare questo è come affermare che la storia delle religioni si è sbagliata e che il figlio di Dio è morto di freddo.

Da uomo di sinistra so che tutto quello che accade oggi, questa esclusione totale dai gangli della società dei derelitti, la criminale personalizzazione delle difficoltà che vivono altro non è che l’arma che viene usata per giustificare l’ingiustificabile. La creazione di una società, economia e politica basata sullo sfruttamento dei più deboli. Nulla di più ne nulla di meno.

Jean Jacques Rousseau non era l’autore delle strisce di Topolino ma uno scrittore che raccontava la vita degli esclusi in un settecento francese alba di rivoluzioni industriali ma anche sociali.

Non sono minimamente comparabile a lui ne tanto meno voglio esserlo ma ho letto i suoi scritti ed hanno segnato la mia storia, i miei pensieri.

Parlo a me stesso.

Vostro

 

Claudio Pezzetta

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