Ti entra nelle vene, ti entra nella pelle.
Ti entra nelle vene, ti entra nella pelle.
Sarà capitato anche a voi, incontri una persona nuova, fai una nuova conoscenza. Ti presenti con nome e cognome, parli del tempo dei figli. Bevi il caffè o l’acqua minerale. No, l’aperitivo no che costa 5€.
La conversazione prende pieghe impreviste ed imprevedibili, dalla politica allo sport, dai figli alle immancabili storie di corna. Domande e risposte. Risposte e domande.
Bellissimo, si chiama socializzazione, scambio, curiosità. Inizi a pensare che tutto quello che sta succedendo è gradevole, piacevole e ti appaga. Poi arriva, né puoi essere certo la domanda arriva. Puoi deviare il discorso, fare piroette e saltelli, speri che sorvolino, speri che arrivi qualcun altro, che la conversazione riprenda il crinale della famiglia e la politica e la Juve ma niente.
Sembra che lo fanno apposta.
La domanda a cui si risponde sottovoce, sembra quasi che il bar sia diventato una chiesa. L’argomento principe, la domanda da un milione a cui prima di rispondere tossisci, balbetti e con la mano davanti alla bocca rispondi a fil di voce.
“E tu che fai?”
“sciono, sciooono, cof, cof, sciono” e pensi, vabbè ecco ora lo dico e così sia:
“Sono disoccupato”.
Sembra quasi che hai detto che ti è morta mamma in un incidente ferroviario ed ancora stanno raccogliendo i pezzi. Se la persona davanti a te è un minimo sensibile sorvola e non commenta. Normalmente ti guarda come se tu fossi diventato un Panda da protezione animali, una specie da proteggere. E ti arriva il commento sulla fronte, la mattonata.
“Da quando c’è l’Euro…. Non sei il solo… Che situazione di cacca stiamo vivendo… etc. etc.”
E tu lì che vorresti essere in altra galassia o a cercar funghi. Non rispondi e guardi a terra manco avessi appena emesso un rumore puzzolente dal didietro.
Pensi, “Che cazzo centra l’euro? Va bè non so il solo ma che me cambia?” ma non lo dici.
Si la disoccupazione ti entra nelle vene, ti entra nella pelle.
Vostro
Disoccupato-incazzato-insonne
Claudio